Le dritte giuste per innaffiare le orchidee e assicurarsi fiori spettacolari
È difficile trovare qualcuno che dica che le orchidee sono piante brutte: questa specie infatti è tra le più apprezzate al mondo, e quindi sono tantissime le persone che le scelgono come piante da interno. Spesso, però, non si riesce a farle sopravvivere a lungo.
A volte è una questione di condizioni di temperatura ed esposizione errati, ma più spesso sono errori che riguardano le modalità e la frequenza dell'. Annaffiare in modo corretto una pianta è una delle cose più importanti per garantirne la salute. Tra le varietà di orchidee più diffuse nel mondo del giardinaggio casalingo ci sono le Phalaenopsis e i Cymbidium, ma non è così difficile reperire anche altri tipi, magari più esigenti in quanto a tecniche colturali. Per quasi tutte le piante che possiamo ospitare in casa però, le regole di irrigazione si assomigliano.
Uno degli errori che si commettono più comunemente con le piante è credere che ci sia una regola universale per cadenzare le innaffiature: una volta a settimana, una volta ogni due giorni, e così via. Non c'è nessuna regola del genere che possa essere applicata a intere categorie di piante: a incidere sulle esigenze idriche sono infatti il tipo di pianta, le temperature della stagione e della casa o giardino, l'esposizione, la latitudine e altitudine del luogo in cui le coltiviamo.
Ciò che invece è sempre un ottimo indicatore per la maggior parte delle piante in vaso (ma spesso anche per quelle in terra), è controllare lo stato del terriccio o del substrato in cui sono piantate, e innaffiarle di nuovo (più o meno abbondantemente a seconda del tipo di pianta) quando questo è completamente asciutto, vale a dire quando anche a 5 o 7 cm di profondità non c'è più traccia di umidità. Imparando a controllare quasi ogni giorno le condizioni del terreno delle nostre piante, capiremo anche quale è il "programma di innaffiatura" migliore.
Quando arriva quindi il momento di innaffiare le orchidee, come si deve procedere? Bisogna guardare il tipo di substrato in cui sono piantate, che in genere è un terriccio apposito fatto perlopiù di pezzi di corteccia di albero. Le orchidee non dovrebbero mai avere le radici "soffocate" da troppa terra, dato che allo stato naturale crescono con radici aeree anche su rami e tronchi.
L'obiettivo, quindi, è quello di saturare di acqua la corteccia, senza però inzuppare le radici. Inoltre, bisogna usare acqua a temperatura ambiente, né troppo fredda ne calda. È anche importante evitare che l'acqua lambisca la parte di fusto in cui cominciano le prime prime foglie, che rischiano facilmente di marcire. Se vi capita di bagnarle, asciugatele con un po' di carta assorbente.
Riempite quindi una bacinella alta almeno quanto il livello della corteccia dentro al vaso, versate acqua sopra alla corteccia stessa in modo da riempire il vaso fino all'orlo e lasciate il tutto in immersione per 15 minuti. Quando si riempie prima la bacinella di acqua e poi vi si adagia il vaso c'è il rischio di far uscir fuori i pezzi di corteccia.
Trascorso il quarto d'ora, sollevate il vaso, fate scolare l'acqua in eccesso e poi, quando ha finito di sgocciolare, rimettete il vaso dove stava. Non abbiate fretta di rimettere il vaso nei portavasi quando ancora potrebbe fuoriuscire acqua che rimarrebbe a stagnare nel portavaso stesso, e quindi a contatto con le radici col rischio di farle marcire.
Quanto ai vasi stessi le opzioni tra cui scegliere sono due: vasi trasparenti (di plastica, in genere) che espongono le radici alla luce, e secondo molti è preferibile, anche se le orchidee comunque tendono a far fuoriuscire qualche radice verso l'alto; oppure quelli in terracotta che assorbono l'umidità, in modo che anche l'ambiente in cui si trovano radici e corteccia non si asciughi troppo velocemente.
Quando invece le orchidee sono coltivate nello sfagno, bisogna innaffiarle come qualsiasi altra pianta, ovvero versando l'acqua dall'alto, anche se è molto comodo immergere il vaso in un contenitore con acqua, in modo che la assorba dal basso lentamente, idratandosi autonomamente. Lo sfagno trattiene l'umidità più a lungo della corteccia, quindi bisogna sempre infilare bene le dita nel substrato anche quando sembra asciutto, perché spesso invece è ancora bagnato in profondità, e quindi innaffiare di nuovo è rischioso. Soprattutto se sono piantate in contenitori di plastica o vetro, che non fanno evaporare l'acqua, esagerare significherebbe uccidere la pianta per marciume radicale.
Va bene nebulizzare acqua? Non è sbagliato, ed è un modo per aumentare l'umidità in ambienti caldi e secchi, ma non bisogna esagerare. Meglio aiutarsi poggiando il vaso su uno strato di sassi appena lambito dall'acqua, che evaporando garantirà umidità alla pianta stessa. Oppure potete metterle in una stanza in cui funziona un umidificatore.
Buon giardinaggio!