Le 10 piante comuni che all'apparenza sembrano innocue ma in realtà sono molto velenose
Sanno bene come difendersi certe piante spontanee e coltivate, che ci conquistano con la loro capacità decorativa ma sono tanto belle a vedersi quanto pericolose al contatto. Apparentemente innocue, queste piante talvolta molto comuni nascondono in realtà veleni anche molto potenti, che in molti casi hanno contribuito ai loro nomi comuni decisamente rappresentativi e per alcune piuttosto pittoreschi.
Conosciamo tutti il veleno dell'ortica, che certamente ci sarà capitato di incontrare camminando nei prati e che ci avrà provocato almeno una volta quel fastidioso prurito, ma forse non tutti siamo consapevoli della presenza di sostanze ben più dannose in tante altre specie vegetali, che le conservano in tutta la loro struttura o soltanto in alcune parti e utilizzano questi veleni come strumento di difesa contro i loro possibili predatori.
"Solo la dose fa il veleno" asseriva Paracelso, uno dei personaggi più rappresentativi del Rinascimento, noto come il primo botanico sistematico, e in effetti molte di queste piante possono causarci problemi di diversa entità se toccate o ingerite, ma sono ben note alla medicina fin dai tempi remoti per le loro proprietà curative a dosi infinitesimali.
Scopriamo insieme 10 piante comuni dall'apparenza innocua che nascondono potenti veleni.
1. Aconitum napellus
Noto fin dall'antichità come uno dei veleni più potenti in natura e per questo molto usato a scopo criminale, l'aconito è una pianta spontanea molto comune dal meraviglioso aspetto decorativo, caratterizzata dalle sue grandi infiorescenze composte da fiori violacei dalla forma simile a piccoli elmi. La sua velenosità è dovuta alla presenza di alcaloidi, di cui il principale è l'aconitina, e si esprime per ingestione, nei bambini anche in seguito al semplice contatto con i fiori.
L'aconito può essere confuso con la Cicutaria fetida, Molopospermum peloponnesiacum, erba spontanea che in Catalogna è nota come prelibatezza gastronomica, mentre in Cina è utilizzato come rimedio dalla Medicina Tradizionale.
2. Atropa belladonna
Agnieszka Kwiecień, Nova/Wikimedia Commons
Questa pianta deve il nome del genere Atropa alla parca Atropo, che tagliava il filo della vita, e il nome specifico belladonna all'usanza delle donne di un tempo di utilizzare un estratto di questa pianta come rimedio di bellezza per avere occhi più grandi e apparire più attraenti; l'alcaloide responsabile della velenosità e di questo uso è l'atropina, tuttora utilizzata in oculistica per dilatare le pupille.
Questa pianta è presente in boschi e pianure pianeggianti e collinari ed è nota per essere una delle tre erbe delle streghe e l'avvelenamento è dovuto principalmente all'ingestione dei frutti.
3. Datura stramonium
La seconda delle erbe delle streghe, lo Stramonio è detto anche Erba del diavolo e la sua velenosità è dovuta agli alcaloidi presenti principalmente nei semi, che se ingeriti possono causare reazioni anche gravi. Lo stramonio è un'erba spontanea molto comune, diffusa ampiamente soprattutto ai margini delle strade o vicino ai ruderi.
4. Giusquiamo nero
Terza e ultima erba delle streghe, il Giusquiamo è una pianta spontanea diffusa soprattutto in zone pianeggianti ai bordi delle strade ed è nota fin dall'antichità; il suo veleno sono gli alcaloidi, contenuti soprattutto nelle radici, che possono facilmente essere confuse con quelle di pastinaca, e nei semi, confusi con quelli del papavero.
In Germania erano diffuse ampie coltivazioni di Giusquiamo accanto ai birrifici, poiché veniva utilizzato per esaltare gli effetti della birra, mentre in tutta Europa era noto e utilizzato come pianta magica fin dal Medioevo. In medicina questa pianta è nota come il più antico anestetico e in farmacia fino ai secoli più recenti si poteva acquistare il suo olio, usato per frizioni a scopo analgesico.
5. Cicuta maggiore
Sylvain Pyri/Wikimedia Commons
Nota a tutti come Erba di Socrate per essere stata utilizzata dal famoso filosofo per eseguire la sua condanna, il suo potente veleno è dunque ben noto fin dai tempi più antichi. Erba spontanea molto diffusa nei luoghi incolti, nei campi e vicino ai ruderi, la Cicuta può essere facilmente confusa con il prezzemolo, ma il suo fusto presenta striature rosse e allo sfregamento emana il caratteristico odore di topo, dovuto alla presenza di acetammide.
Il suo veleno è tuttavia composto da alcaloidi, la cui composizione varia durante le diverse stagioni, ed è più facilmente ingerito per via indiretta, tramite il consumo di carne di uccelli, soprattutto quaglie, che ne hanno consumato i semi.
6. Taxus baccata
Il tasso è la pianta velenosa per antonomasia, tanto che il suo nome deriva dal greco toxon, parola che rappresenta la radice del termine tossicologia. Il tasso è un arbusto o albero molto comune, sempreverde dalla crescita molto lenta, ampiamente coltivato a scopo ornamentale. Il suo legno flessibile è utilizzato da millenni per la produzione di archi, mentre uno degli alcaloidi che ne rappresentano il veleno è stato utilizzato in tempi recenti per il trattamento di tumori al seno.
Tutta la pianta è velenosa per l'uomo e per gli animali domestici, ad eccezione dell'arillo, quella parte rossa e carnosa che avvolge i semi e rappresenta la sua principale caratteristica ornamentale.
7. Colchico autunnale
Hedwig Storch/Wikimedia Commons
Piccola pianta erbacea ben nota fin dai tempi più antichi per la sua anomala e bellissima fioritura autunnale, è una pianta spontanea delle zone montane facilmente riconoscibile per i suoi grandi fiori rosa-violetto. Il suo veleno è un alcaloide presente soprattutto nei bulbi e nei semi e provoca reazioni potenzialmente molto gravi solo se ingerita.
Può essere facilmente confusa con lo zafferano per la grande somiglianza dei loro fiori; è possibile distinguere le due specie per il numero di stami, 6 nel colchico e 3 nello zafferano. Le foglie possono invece facilmente essere confuse con l'aglio ursino.
8. Buxus sempervirens
Burkhard Mücke/Wikimedia Commons
Il bosso comune è un arbusto sempreverde dotato di una grandissima capacità di adattamento, caratterizzato da una crescita lentissima e una grande longevità. Il suo legno non galleggia sull'acqua a causa della sua compattezza e, oltre a essere spontaneo in molte aree, è anche largamente sfruttato nell'arte topiaria per la grande resistenza ai tagli.
Tutta la pianta contiene alcaloidi tossici, ma a dosi terapeutiche è stato usato tra i primi dalla nota monaca benedettina santa Ildegarda di Bingen, che lo utilizzava contro il vaiolo.
9. Oleandro
Prahlad balaji/Wikimedia Commons
Pianta molto diffusa per la sua elevatissima capacità ornamentale, l'oleandro è un arbusto sempreverde dai caratteristici fiori molto colorati e profumati. Tutta la pianta è molto velenosa, anche per semplice contatto con la linfa o con l'acqua in cui sono stati immersi. Perfino il fumo è nocivo e si narra che alcuni soldati napoleonici ne siano stati avvelenati dopo avere usato il legno per arrostire la carne.
I principi attivi dell'oleandro sono dei glucosidi che a dosi terapeutiche agiscono a livello cardiaco come quelli della Digitale.
10. Maggiociondolo
Katrin Schneider/Wikimedia Commons
Arbusto che raggiunge altezze considerevoli molto diffuso negli ambienti temperati umidi e soprattutto sui suoli calcarei, il maggiociondolo è una pianta interamente velenosa, soprattutto i suoi semi, che contiene alcaloidi. Il suo sapore è molto amaro, motivo per cui l'avvelenamento è raro, ma i fiori possono facilmente essere confusi con quelli della robinia, da cui si differenziano per il colore giallo. I frutti sono invece simili ai baccelli dei fagioli.
Conoscevate già queste piante velenose?